Smettiamo di dire che lo sfruttamento di animali non umani sia la sola causa del virus

Nell’ultimo mese la diffusione del COVID-19 ha comportato una serie di campagne disinformative da parte di molt* attivist* che attribuirebbero la causa al solo consumo di corpi animali non umani.

Sebbene infatti – come spiegheremo di seguito – gli allevamenti intensivi costituiscano dei luoghi ottimali di proliferazione per i virus, non è vero che questi costituiscano l’unica causa.

Le campagne di cui parliamo si soffermano a un mero slogan “Mangiare animali = Coronavirus”, senza poi analizzare a fondo la situazione. Un mondo senza virus è impossibile. I virus sono sempre stati presenti e sempre lo saranno, a prescindere dalla presenza o meno dell’industria zootecnica. Inoltre, come spiegherà l’articolo, strumentalizzare il Coronavirus per “portare più gente vicino al veganismo” è fuorviante e non rispecchia un messaggio antispecista che ognun* di noi dovrebbe mandare (es. “Dovrei smettere di mangiare animali perché gli allevamenti causano il virus o perché non è mio diritto cibarmi di corpi altrui?”).

Cosa sono / non sono i virus.

I virus sono microscopici agenti infettanti acellulari, formati da un core di acidi nucleici dotato di un rivestimento proteico (capside), che sono in grado di replicare esclusivamente all’interno di una cellula ospite (animale, vegetale, o batterica). Avendo necessariamente bisogno di sfruttare una cellula ospite, essi vengono definiti come veri e propri parassiti. I virus sono in un’area grigia fra la vita e la non-vita, e non essendo a tutti gli effetti “vivi” non possono essere “uccisi” o eliminati da antibiotici, sebbene alcuni ceppi possano essere inibiti da farmaci antivirali.

Essendosi evoluti insieme alle forme di vita da loro infestate, esistono tuttora innumerevoli tipologie di virus. Ciascuna di esse agisce all’interno dell’ospite in modo diverso, ma, a differenza di quanto si pensi, solamente una piccola % dei virus tende a causare danni o malattie nell’organismo ospite.

Amici, non nemici.

Come è ormai evidente alla comunità scientifica, i virus non sono tutti nemici da debellare, ma anzi, sono importanti agenti di “innovazione” che hanno facilitato ed in gran parte causato l’evoluzione di organismi multicellulari (compresi gli animali) tramite l’integrazione di nuovi pezzi di codice genetico virale e/o riarrangiamenti interni nel DNA dell’ospite. Si è addirittura notato come alcuni virus siano in grado di proteggere l’organismo ospite da altre infezioni virali più dannose. In poche parole, i virus sono stati estremamente utili, e continuano ad esserlo; non saremmo qui senza di loro!

    • “Retroviruses contributed to about half, possibly two-thirds, of our genomic sequences and to the evolution of the mammalian placenta. The origin of related retroelements in our genome is being discussed as remnants of ancient retroviral germline infections that became evolutionarily fixed in the genome.
    • “Viruses protect against viruses: retroviruses protect a cell against a new infection by a similar virus, designated as ‘superinfection exclusion’ or viral interference.”
    • “Only a minority of viruses are pathogens; most of them do not cause diseases. On the contrary, they are most important as drivers of evolution, as transmitters of genetic material, as innovative agents.”

Fonti a fine articolo.

Un mondo senza virus è utopia.

I virus esistono sulla Terra da molti milioni di anni e hanno colonizzato letteralmente qualsiasi ambiente: dove c’è vita ci sono virus che hanno selezionato / si sono adattati a quella particolare forma di vita per infestarla e sfruttarla. Essi sono sempre esistiti e continueranno a farlo, mutando ed evolvendosi nel tempo; è impossibile ed utopico pensare ad un mondo senza virus.

Carne e virus: c’è una correlazione?

Si pensa spesso che le infezioni virali possano essere causate dalle pratiche di consumo e smembramento di animali non umani, e che dunque una alimentazione interamente vegetale possa garantire piena sicurezza a riguardo. In realtà non è proprio così. Di certo non possiamo negare che le condizioni in cui gli animali vengono allevati nel nostro mondo consumistico aumentino anche il rischio di mutazione spontanea o di contagio generalizzato. Tuttavia, come abbiamo ribadito in precedenza, i virus sono sempre esistiti e sempre esisteranno. Inoltre, il nostro stile di vita odierno prevede la presenza di centri abitati con un’altissima densità di individui per km², facilitando così l’eventuale diffusione di patogeni. Eliminare gli allevamenti e debellare lo specismo, per quanto auspicabile e necessario, non potrà comunque garantire un’assenza di epidemie.

Ingegneria genetica e nuovi virus.

Negli ultimi anni, a causa dell’esplosione incontrollata, anche dettata da interessi economici ed antropocentrici, delle biotecnologie e dell’ingegneria genetica, si è riusciti a studiare e manipolare virus già esistenti con il fine di crearne di nuovi, potenzialmente utili. Questo viene solitamente fatto tramite l’inserimento di geni ricombinanti originalmente non presenti in una determinata specie animale, o tramite la rimozione di geni specifici. Il fine può essere la cura di persone malate, così come la creazione di animali non-umani appositamente malati su cui poter poi testare farmaci (e.g. topi knock-in o oncotopi) nei laboratori di ricerca.

È inevitabile che alcuni di questi virus ingegnerizzati possano sfuggire al controllo umano, con effetti anche disastrosi, dando origine a fenomeni infettivi più aggressivi e per i quali non abbiamo ancora sviluppato difese immunitarie. Sono proprio questi ceppi virali manipolati quelli che dobbiamo maggiormente temere, e non quelli già presenti in natura per i quali possediamo da tempo una memoria anticorporale.

Essere vegan non significa essere immuni a tutto.

All’interno della comunità vegan c’è spesso l’idea che essere veganx renda le persone immuni a qualsiasi patologia. In realtà si tratta di un’idea erronea, riduttiva, e fuorviante, che non tiene in considerazione un’infinità di variabili, e che, soprattutto, corre il rischio di colpevolizzare tuttx coloro che, pur seguendo uno stile di vita vegan, per un motivo o per l’altro, si ammalano comunque.

È irrilevante alla liberazione totale.

All’interno del movimento antispecista, diversi gruppi o singoli individui tendono, spesso e volentieri, a far leva su questioni antropocentriche per far aumentare la credibilità del pensiero vegano/antispecista, facendo quindi scadere la loro indubitabile buona fede in mera propaganda vegana e disinformazione.

A nostro avviso, il pensiero antispecista prescinde da molti argomenti che spesso gli animalisti sfruttano per sensibilizzare la popolazione, come ad esempio la questione salutistica o quella ambientale. Se è vero che tali argomentazioni possano fungere da “amo” e far avvicinare diverse persone a considerare il veganismo, è anche vero che si rischia di perdere il focus e l’obiettivo principale della lotta antispecista, che mira alla demolizione delle strutture di potere e di dominio.

Sebbene vada aperta una grossa parentesi riguardo ai costrutti sociali che girano attorno allo specismo, tutto questo non ha nulla a che vedere nè con la salute individuale nè con l’ambientalismo; quest’ultimo potremmo invece considerarlo come una diretta conseguenza del pensiero antispecista. Strumentalizzare questioni antropocentriche, come quella del Coronavirus, oltre che a rientrare in campagne disinformative, rischia di essere una tattica controproducente che andrebbe a far perdere credibilità al movimento. Credibilità che, purtroppo, ha iniziato a sgretolarsi già da anni.


Fonti:

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC6433886/
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/m/pubmed/14666532/
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC3512416/